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L’influenza del web sulla comunicazione commerciale di tutti i giorni



comunicareFoto di Cinzia Rui [Comunicare]

[Tempo di lettura medio: 6 minuti e 30 secondi]… Investire questo poco tempo… potrebbe veramente valerne la pena!

Sono ormai passati alcuni anni, dal giorno in cui, navigando il web in cerca di spunti per un progetto che seguivo, mi imbattei quasi per caso nel Cluetrain Manifesto.

Un documento redatto da: Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls, David Weinberger.
Il “libro” contiene 95 tesi e vuole gettare le basi per ciò che gli autori reputano “sarà” l’evoluzione del modo di comunicare.


Cluetrain manifesto

Cluetrain manifesto

Uno dei punti cruciali delle tesi è focalizzato su come internet trasformerà il mondo dell’advertising permettendo una comunicazione one to one a differenza dei canali tradizionali che permettono solo un flusso di comunicazione one to many.
Certo che le parole scritte nelle poche righe di sopra sono dei concetti che per chi fa il nostro mestiere e si mantiene aggiornato è un poco il pane di tutti i giorni, con le mille sfumature che nascono dal confronto con altri professionisti sul web e durante i momenti di networking on site!
Bene…

Peccato che il Cluetrain Manifesto sia stato pubblicato nel 1999, per intenderci cinque anni prima del lancio di Facebook e che ancora oggi questi concetti vengano in gran parte rifiutati o comunque ritenuti di poca importanza, le aziende che aprono pagine su Fb e socialnetwork vari e che poi non fanno nulla per incentivare la comunicazione ma lasciano staticamente (come nel miglior concetto della loro struttura) la pagina ad invecchiare, pensando che la loro paginetta/sito web siano il centro della rete, sono tantissime, la cosa più esilarante, per chi li osserva non certo per chi ha tirato fuori i soldi per il progetto, è che si aspettano anche dei rientri, da tali operazioni!

Da buon Cibernauta Marketer e venditore per passione, oltre che professione, in questi ultimi anni ho notato dei cambiamenti, probabilmente dettati dalla teoria Darwiniana… pian piano chi non si sta evolvendo… si estingue professionalmente!
Ho scelto alcuni concetti espressi nel manifesto, anche perché per ovvi motivi non potremo affrontare tutte e 95 le tesi su queste pagine!

Ok partiamo da quella che, definire una prefazione è semplicistico, ma viene pubblicata in questa forma:

“I mercati online cominciano a organizzarsi da soli molto più rapidamente delle aziende che tradizionalmente li rifornivano.
Grazie alla rete, i mercati diventano più informati, più intelligenti e più esigenti rispetto alle qualità che invece mancano nella maggior parte delle aziende.”
[cit. Cluetrain Manifesto – Traduzione italiana di Luisa Carrada]

Questa frase mi ha fatto rabbrividire nel 2004, in quegli anni, come accennavo nelle prime righe, gestivo il customer care di un e-commerce di materiale hi-tec, tali parole trovo siano il perfetto riassunto di quello che stava avvenendo in quegli anni, urgeva assolutamente un cambiamento che apportammo quasi repentinamente anche se dei danni dal punto di vista della comunicazione ed organizzazione erano già stati fatti.

Il problema è che in Italia, nazione di “furbetti”, non ci si rende conto ancora oggi, che le “bugie” hanno le gambe corte che il cliente è informatissimo e non lo si può “intortare”.

Vi lascio uno spunto di riflessione… quante volte quando dovete acquistare un oggetto andate a verificarne le caratteristiche su internet?

Io lo faccio praticamente sempre… anche perché gli acquisti scaturiscono da bisogni percepiti e sempre di più cerchiamo nel web gli strumenti per soddisfarli!
Una volta recepite le informazioni che ci interessano non per forza effettueremo l’acquisto on line ma saremo preparati ed informati a dovere sull’argomento.

Un esempio concreto su come i mercati si stiano informando ed evolvendo:
Se un tempo non partiva l’automobile, si portava dal meccanico che ci poteva raccontare anche la storia della fusione dei metalli pesanti per la realizzazione delle parti motore senza che noi comprendessimo quale era stato il problema e come era stato risolto, il più delle volte si risolveva tutto con un “ho sostituito questo e ora il veicolo funziona”.

Oggi mi collego al forum del mio modello di automobile e verifico se qualcun altro ha avuto il mio stesso malfunzionamento e come lo ha risolto, di certo arrivo più preparato rispetto al passato e con una idea di quello che sta accadendo sulla mia amata/odiata “vettura”, questo influenzerà anche il mio giudizio sulla qualità del prodotto e porterà a diverse scelte nel momento in cui dovremo “fare il cubo” della vecchia automobile ed acquistarne una nuova.

Le prime tesi danno lo spunto di riflessione più forte…

“I mercati sono conversazioni”


La comunicazione nei nuovi mercati, deve avvenire bilateralmente, questo un commerciale lo vive tutti i giorni, ascolto e proposta di soluzioni, fanno parte del quotidiano, il venditore che si siede al tavolo e inizia a descrivere automaticamente tutto il proprio repertorio di prodotti è da raffrontare alla testuggine Astrochelys yniphora, forse non è ancora estinto ma ci manca pochissimo.

Se assumiamo come vera la tesi che i mercati sono conversazioni è naturale proseguire su questo canale, di fronte abbiamo sempre delle persone e alle loro orecchie ed occhi lo siamo anche noi.
La comunicazione dovrà essere quindi gestita tra persone e non tra azienda e persona o peggio ancora tra azienda ed indefiniti segmenti demografici.

Mi è capitato spesso di incontrare “emissari” di grandi aziende che entrando in “casa mia”, si presentano come… “Siamo la Acme Pinco Pallo SPA” e si aspettano di essere ricevuti con il tappeto rosso ed ossequiosi inchini, non dico che il brand non sia importante, ma tecnicamente io ho a che fare con persone e quando acquisto qualcosa penso anche che se poi ho bisogno di assistenza parlo con queste persone e non con la moltitudine di azionisti della “grande impresa”.

Facendo un salto dall’altra parte della barricata, devo essere consapevole che chi paga gli stipendi (inteso come il cliente) è una persona e non una statistica, se ci aspettiamo che un “numero” strisci la carta di credito e acquisti da noi, perché è la statistica a dircelo, secondo il mio modesto parere siamo “spacciati” e ci dobbiamo accomunare alla testuggine di cui sopra! 😀

Il richiamo ad evolversi è fortissimo nella tesi 14 gli autori ci invitano a comunicare con voci umane in luogo di quelle piatte e vuote che utilizzano le aziende, noi in realtà lo facciamo già, cambiamo modo di comunicare in base alla situazione in cui ci troviamo, perché non applicarlo anche alle strategie di vendita?
In fondo i commerciali che vivono sul campo si sono per forza adeguati, il servire sul piatto d’argento le caratteristiche del prodotto che stiamo proponendo non serve più a nulla e gli imprenditori preferiscono scoprire cosa può dare in termini di valore aggiunto una soluzione più che le mere caratteristiche tecniche!

Immaginate di trovarvi ad osservare l’attore di uno spot pubblicitario che vi propone il prodotto oggetto della promozione, ma al posto di essere in TV è di fronte a voi e cerca di vendere utilizzando le stesse parole dello spot… (ok ho estremizzato ma la sensazione è la stessa se accolgo qualcuno in “casa mia”, non è per avere di fronte una brochure vivente ma per ricevere soluzioni a dei problemi).

La tesi 21 è una delle mie preferite, per spiegare meglio il concetto, lascio che parli una foto al mio posto…

Foto_terra_sonda_Voyager_1
Foto – Pale Blue Dot – Sonda Voyager 1 – (NASA – Carl Segan)

L’oggetto misterioso che vedete sopra, è la Terra in una foto scattata dalla sonda Voyager-1, ai confini del Sistema Solare nel 1990 da sei miliardi di chilometri di distanza.

Quando ho visto questa foto ho capito una cosa, che è proprio inutile lamentarsi per ogni cosa o prendersi troppo sul serio… noi, le aziende per le quali lavoriamo, i nostri potenziali clienti, le persone “imbranate” che ci tagliano la strada al mattino in macchina… siamo tutti un puntino più piccolo, su quel puntino blu, costantemente indaffarati a fare mille attività, agitarci se si avvicinano le scadenze e non abbiamo raggiunto i target di fatturato, sempre tutti seri ed “impettiti”.

Guardiamo la foto in pace 5 minuti ragionando sul puntino e su tutto quello che lo circonda e poi ditemi se non vale proprio la pena prendersi un poco meno sul serio!


Negli anni abbiamo imparato ad evitare gli atteggiamenti ampollosi e affettati delle comunicazioni impacchettate dai media, ormai è abbastanza usuale affrontare le discussioni come se si fosse in torno al tavolo del pranzo parlando e confrontandosi.

Utilizzare termini come “siamo posizionati per essere i primi, siamo i leder di mercato, riferimento per…”, non costituisce assolutamente un posizionamento, anzi ci rende ridicoli agli occhi dell’interlocutore, che sicuramente è più informato di quello che immaginiamo e avrà sentito altri commerciali affermare lo stesso concetto prima di noi, diventa necessario mettere in tavola argomenti interessanti e non le didascalie dei volantini pubblicitari.

Il concetto di scendere dalle torri d’avorio, parlare con la gente, ed entrare in contatto con le persone è uno degli argomenti che più mi ha colpito.
Meditando proprio su tale aspetto, ho osservato che questo atteggiamento è stato spesso adottato nelle campagne presidenziali in USA, è piuttosto semplice trovare foto dell’agenzia fotografica Magnum Photo, di candidati democratici che stringono le mani o cercano quasi di “abbracciare” la popolazione per ottenere l’ambito voto, la sensazione che vogliono dare, è legata al concetto di contatto, il voler entrare in empatia dimostrando… “cammino tra voi, sono uno di voi”… se lo fanno gli uomini più potenti del mondo o almeno chi concorre a diventarlo, chi siamo noi per rifiutare tale concetto?

Oltre ai benefici in fatto di attenzione da parte dell’interlocutore che l’empatia aiuta ad ottenere, la vicinanza emotiva alle altre persone ci “traghetta” verso uno stato rilassato e ci aiuta a focalizzare il discorso sui problemi che vogliamo affrontare senza doverci preoccupare di dettagli ed “etichette” di secondaria importanza per il legame che in quel momento si è andato ad instaurare.

Tutto questo avviene solo se riduciamo le distanze della comunicazione, sembrerà ai più, una cosa scontata ma se i mercati stanno diventando più “intelligenti” dovremo imparare a parlare con il loro stesso linguaggio, è inutile lamentarsi dell’impossibilità di comunicare i concetti complessi che abbiamo in testa se non facciamo lo sforzo di adattare il nostro linguaggio a quello degli interlocutori.

Un’altro aspetto che spesso viene trascurato è il feedback dei mercati, le persone hanno esigenze e le richieste che ne scaturiscono non devono per forza di cose essere “taggate” come rotture di scatole, vi dico questo data la mia esperienza diretta nel settore informatico dove il cliente viene costantemente visto come “il rompiscatole di turno, che chiede cose assurde” forse ci si dovrebbe rendere conto che per quelle richieste, le persone potrebbero essere disposte a pagare di più e più volentieri rispetto ai prodotti che andiamo a proporre.

Giunti fino a qui, ci renderemo ormai conto che non sempre nel nostro repertorio di prodotti/servizi c’è la soluzione giusta per tutti…

Quindi saremo sicuramente d’accordo sull’importanza di questa esigenza, cioè la necessità di dare alle persone il tempo e l’attenzione che meritano, in modo da averne in cambio le informazioni che serviranno alla realizzazione dei prodotti e dei servizi che le persone (il mercato) sono disposte ad acquistare e pagare!

Un ultimo sforzo… La mattina prima di uscire di casa dovremo in fin dei conti, solo porci un semplice quesito per renderci conto se siamo pronti ad affrontare la giornata:

“Mi sento in grado di parlare con delle persone oggi?”


Scritto da Daniele Catarozzi

Vi è piaciuta la sparata? [cit. Al Pacino in “Scent of a Woman – Profumo di Donna”]
Allora Stay Tuned Soon on MarketCool altre interessanti osservazioni dei Cibernauti Marketer!



















Bcom

Gentili colleghi Cibernauti questa sera vi presento un evento dedicato al web marketing e al commercio elettronico.
Essendo nato e vivendo a Torino vi assicuro che le persone da queste parti quando si mettono in testa di fare qualcosa lo fanno ad un livello esponenziale…

Mi pregio quindi di presentare “BCom” e vi invito a leggere l’articolo che ho scritto per l’evento, lo trovate a questo link…


[E-commerce un piccolo passo per l’uomo un grande passo per il business]




Sicuro che chi è costantemente a “caccia” di nuovi clienti saprà far frutto di parole e incontri…

Quindi… Se siete alla ricerca di idee interessanti e costruttive sapete dove trovare le risposte!!! 😀

Daniele Catarozzi


















Foto di Daniele Catarozzi – Medusa

Se state pensando di aprire un e-commerce fate attenzione al prossimo articolo perché potrebbe lasciarvi pietrificati!!!


Daniele Catarozzi… che poi sarebbe l’altro Cibernauta Marketer e Direttore commerciale della MIDHGARD, nel workshop del CDVM dal titolo “Social E-commerce: le nuove frontiere della vendita”, tenutosi in occasione del DIGITAL EXPERIENCE FESTIVAL 2012, ha fornito un’accurata esplorazione del rapporto tra mondo digitale e mondo del business, analizzando l’evoluzione dell’e-commerce ed i rischi e le opportunità dei nuovi mezzi digitali applicati alla vendita ed al marketing.

La crescita dell’E-Commerce in termini numerici è stata impressionante: il suo fatturato è passato da 1,645 Miliardi di € nel 2004, anno in cui D. Catarozzi ha fatto la sua prima esperienza di e-commerce, a 18,970 Miliardi di € nel 2011.
(Fonte Casaleggio Associati)

Ma il cambiamento e la crescita sono avvenuti anche in termini di strumenti utilizzati e di percezione da parte del consumatore.

All’inizio, il volano delle crescita è partito dal Drop Shipping (che permette vendere senza immobilizzare capitali), dalle aste sul web, per arrivare all’avvento dei grandi operatori online.
Il Drop Shipping o Drop Ship, sconosciuto a molti, è un modello di vendita grazie al quale il venditore vende un prodotto ad un utente finale, senza possederlo materialmente nel proprio magazzino, senza necessità di investire grossi capitali o tanti dipendenti, mentre, dal canto suo il dropshipper aumenta più facilmente la propria rete vendita.
Il venditore può vendere sia personalmente sia attraverso siti internet di commercio elettronico o di aste online.
Molto più diffuso in America, dove è nato, che da noi, non nasconde rischi e problemi: nella maggior aprte dei casi i margini di guadagno ridotti “all’osso” più è facile entrae in un mercato più competitor vi troverete a fronteggiare, più bassi saranno i margini dando un vantaggio competitivo alle aziende che hanno più capacità di investimento in advertising, è difficile l’integrazione in tempo reale con i dati di stock dei fornitori, questo causa disservizi per l’acquirente finale, che soprattutto nel caso di acquisti con pagamenti tramite bonifico bancario dove l’accredito dei fondi avviene con un lasso di tempo che varia dalle 24 alle 120 ore può trovarsi di fronte a ritardi nella consegna dei beni dovuti ad esaurimento scorte, altre eventuali complicazioni per l’acquirente finale possono essere dovuti a oneri doganali e l’utilizzo difficoltoso della garanzia, soprattutto quando il dropshipper o la sua merce si trovano in paesi al di fuori della Comunità europea. Negli anni 2004-2006, vendere in DropShip era più facile a causa del fatto che Internet non era saturo di siti e-commerce e c’erano molti meno grandi operatori online.
Oggi non si può pensare di fare dropshipping senza promozione e senza una analisi accurata di mercato ed una campagna di marketing adeguata, punti fondamentali per la buona riuscita del progetto saranno l’organizzazione e il monitoraggio continuo dell’attività, senza dimenticare le risorse umane, assicuratevi di aver in staff persone esperte di comunicazione tramite il web, una persona che segua costantemente i feedback dei clienti sui SN e tanta tantissima pazienza!!!
Di fondamentale importanza resta la perfetta organizzazione dei reparti aziendali ed in particolar modo un efficiente customer care!

Poi si diffusero le aste on line, Ebay & Company: ancora oggi si possono citare siti come:
www.mettingart.it
www.ebay.it
www.astemobili.it
www.asteonline.it
www.aste.com
www.astereverse.com.

Ed infine l’avvento dei Giganti, a titolo esemplificativo e in ordine casuale:

Google, Amazon e Apple store.

I primi E-Commerce erano come delle bancherelle sul web in cui mostrare con immagini invitanti i propri prodotti.
Moltissima attenzione veniva data al prezzo: il consumatore si serviva dei Motori di comparazione dei prezzi, oggi ancora presenti ma per lo più nel settore turistico ed alberghiero, e per la promozione dei siti si ricorreva alla Indicizzazione delle parole chiave ed alla pubblicità con articoli sulle Riviste di settore soprattutto in ambito informatico.



Il Cambiamento



Le tecnologie cambiano… oggi invece si parla di blog, sistemi wiki, di condivisione di articoli scritti dai membri delle community, in 2 parole di social commerce, l’evoluzione in senso web 2.0 dell’e-commerce.
E sono mutate anche le abitudini degli utenti.
L’utente vuole comunicare con noi, vuole fare domande, ricevere risposte, trovare oltre al prodotto un servizio o un valore aggiunto. L’utente è molto più preparato di un tempo.

Le 95 TESI del Cluetrain Manifesto.
N°1: I mercati sono conversazioni
N° 12: Non ci sono segreti. Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende che li fanno. E se una cosa è buona o cattiva, comunque lo dicono a tutti.

Non si guadagna più online con “nessun investimento” e con “poco know-how”.
C’è molta più concorrenza.
Per riuscire a vendere nel mondo web 2.0 bisogna saper padroneggiare nuovi strumenti:
– Social Network (Social Media Marketing)
– News
– Filmati (Un video esplicativo vale più di 1000 manuali)
– Slide show (Una immagine comunica più delle parole)
– Blog
– Search engine Marketing
– Pr On Line
– Guerrilla Marketing; Viral marketing,
– Ambient Advertising e Neuro Marketing per la location on site (ok chiamiamolo negozio) quasi d’obbligo perché gli utenti hanno anche bisogno di concretezza…

Impariamo 7 piccole regole



– Avvicinarsi alle community
– Ascoltare
– Trasmettere Veri Valori
– Offrire contenuti di qualità
– Essere sempre coerenti e trasparenti
– Mantenere informati tutti i dipendenti sulle politiche di social marketing dell’azienda
– Lasciare la possibilità agli utenti-clienti di esprimersi, ma dettare delle regole.

Cosa fare per iniziare:
Prima di iniziare un progetto è necessario analizzare il mercato e scegliere i prodotti giusti in base alla strategia aziendale, a volte si può scegliere di utilizzare brand e prodotti a maggiore penetrazione e minore margine, l’ideale sarebbe iniziare con dei prodotti pilota per valutare l’effettiva redemption e poi stabilire i piani strategici, altro aspetto è l’analisi della Web Reputation dell’azienda, se già esistente o del brand che si propone se si vende un prodotto di terze parti, in questo modo si potranno evitare situazioni a dir poco imbarazzanti e potenzialmente dannose all’investimento appena effettuato.
Inoltre, è fondamentale capire cosa interessa ai propri utenti o meglio stabilire su quale target operare, ma non dimenticate che il “target” sono persone, non abbiate paura di comunicare con loro.
Non indirizziamo l’utente sul nostro negozio utilizzando comunicazioni ingannevoli o escamotage…Avremo solo perso del tempo!

Il Social Commerce



Cosa è il Social Commerce (Fonte Wikipedia)
«Il Social Commerce è l’evoluzione in senso web 2.0 del commercio online (ecommerce), che consente una maggiore interattività e partecipazione da parte dei clienti, attraverso blog, sistemi wiki e la condivisione di articoli scritti dai membri delle community ».
Grazie alla rete che favorisce uno continuo scambio di conoscenza, i mercati sono più informati, più intelligenti e più esigenti rispetto alle qualità. Le aziende possono ora comunicare direttamente con i loro mercati, ma devono farlo con voce umana e non artificiosa, condividendo i problemi della loro comunità, e dimostrando di appartenere ad essa.
Un Esempio: caso Ikea. Sul sito si trovano i prodotti, il catalogo, le news, ma anche idee; gli utenti possono lasciare commenti, inserire foto, proporre suggerimenti. Inoltre è presente la call to action: vedo una cosa e la compro subito.

Il Mobile Commerce
L’acquisto di impulso è altamente favorito dalle potenzialità del Mobile Commerce. Grazie ad App, o altre applicazioni o grazie a sistemi come Groupon, Groupalia si può agire sulle leve che inducono il consumatore all’acquisto, rendendo i l prodotto allettante e subito disponibile.

Cosa è il Mobile Commerce

(Fonte Wikipedia)

“Il Mobile Commerce è una qualsiasi transazione che implica il trasferimento di proprietà o di diritti all’uso di beni e servizi, la quale è avviata e/o conclusa attraverso l’uso di dispositivi mobili connessi ad una rete di computer.”

Se ancora non ne avessimo coscienza, oggi siamo parte di un mondo in cui i bambini sono Digital Native, in cui il numero di messaggi di testo spediti e ricevuti ogni giorno eccede il totale della popolazione del pianeta ed in cui gli anni per raggiungere un mercato di 50 milioni di utenti sono 38 per la Radio, 13 per la tv, 4 per internet, 3 per l’i-pod, fino a 2 per Facebook (fonte: video “Did you Know”).



Internet permette delle conversazioni tra esseri umani che erano semplicemente impossibili nell’era dei mass media. Queste conversazioni in rete stanno facendo nascere nuove forme di organizzazione sociale e un nuovo scambio della conoscenza.
Il digitale non è la soluzione vincente o l’unica soluzione, è un mezzo-modo aggiuntivo per fare vendita e marketing, ma occorre essere preparati, investire e soprattutto LAVORARE … TANTISSIMO!

Scritto da Monica Cordola – Contenuti di Daniele Catarozzi

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