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Scegliere correttamene fra tanti... grandi e piccoli, sempre bombardati di informazioni pubblicitarie, può essere un problema! [Foto di Cinzia Rui]

Scegliere correttamene fra tanti… grandi e piccoli, sempre bombardati di informazioni pubblicitarie, può essere un problema! [Foto di Cinzia Rui]

In questo articolo affronterò un argomento particolare… la scelta di un fornitore ICT!
Lo sto scrivendo perché spesso mi vengono chiesti dei consigli non solo relativamente ai servizi di infrastruttura e sistemistici che fanno parte del mio [core business], ma anche legati ad altri servizi e prodotti informatici.

Parto con una piccola provocazione sulle motivazioni degli attori che solitamente operano in questi scenari!

Ci sono due categorie di interlocutori gli IT manager e i proprietari di PMI, che sia giusto o sbagliato, le due figure sopra elencate spesso hanno finalità differenti nella scelta, che non sempre ricade nella sfera logica, ma in quella delle “speranze” Frank Merenda ha scritto un interessante articolo in merito, troverete il link al fondo tra gli approfondimenti.

Gli IT manager di solito richiedono soprattutto per servizi e soluzioni brand conosciuti… una delle loro “speranze” è infatti quella di spostare il rischio di blocchi e disservizi sul brand.

Si costruiscono insomma quella che definisco la “mutanda di latta”, perché è sicuramente più facile motivare agli occhi di non addetti ai lavori, delle scelte sbagliate quando dietro ci sono mostri sacri del settore ICT.
La frase: È colpa di un baco nell’aggiornamento di… un vendor a caso tra Microsoft, Apple, VMware, ecc… non potevo prevederlo… è forse la frase più inflazionata del settore. Diventa più difficile giustificare una scelta sull’azienda Supergingillonetrittico srl se le cose vanno male infondo, chi ha scelto questo sconosciuto “gingillonatore” è l’IT Manager!

Gli imprenditori della PMI invece sono spinti più da una speranza di automazione ed estrema personalizzazione… ma a costo tendente allo “zero assoluto” al fine di risparmiare!

Comunque sia, la prima cosa che si deve capire è in cosa consiste la propria “speranza” legata alla soluzione da acquistare.

Esempio di speranze: lavorare meglio, di più, ad un costo più basso, con una maggiore efficienza, minore dispendio di tempo, riduzione dei blocchi di sistema ecc.!

Ci sono comunque da sfatare diversi cliché legati al settore… ve ne elencherò alcuni.

Partiamo da un must… “Scelgo l’azienda di grandi dimensioni perché è più solida”
sembra che questa mentalità affligga anche le persone in cerca di nuove posizioni lavorative… il Too Big to Fail è una visione distorta della realtà tutti se mal gestiscono i propri business possono andare a fondo!

Volete un esempio?
Se cercate il Centro di Ricerche Motorola a Torino… scoprirete che non c’è più dal 2008!
Comunque se volete approfondire ci sono vari articoli del Sole 24 Ore sulle imprese storiche cadute in disgrazia!

Un altro argomento che è sempre sulla bocca di tutti e su internet trovate migliaia di post a riguardo… “Mio nipote fa: questo… sito, servizio, installazione, rete informatica, mainframe, datacenter, lanciatore per vettori spaziali… al costo di una pizza!”
Il più delle volte il “nipote” in questione mette in piedi un accrocchio semi-inutile e con la stessa resilienza di una pellicola di ghiaccio spessa 1 millimetro!
Con il triste finale di dover rifare tutto da capo dopo poco tempo, perché funziona tutto malissimo!
Risultato: un dispendio finale di denaro e tempo impressionante, altro che una pizza!

Scegliere un fornitore ICT è come Intercettare un oggetto che viene lanciato da 30 metri farlo con successo... sembra un atto casuale ma dietro ci deve essere una preparazione! [Foto di Cinzia Rui]

Scegliere un fornitore ICT è come Intercettare un oggetto che viene lanciato da 30 metri farlo con successo… sembra un atto casuale ma dietro ci deve essere una preparazione! [Foto di Cinzia Rui]



Vi ricordo che il dilettantismo va bene se dobbiamo mettere in piedi la rete casalinga per poterci rilassare e divertire… se qualcosa non funziona pazienza, alla peggio gli amici ci ringrazieranno per avergli risparmiato la visione del filmino del battesimo dell’ultimo arrivato in casa.
Ma cosa succede se il sistema è instabile e ho 50 dipendenti fermi in produzione che devo comunque pagare?

Semplice “smenate” tanti soldini!

Arriviamo al top delle leggende metropolitane:

“Le aziende di grosse dimensioni hanno un customer care più presente, quindi se hai bisogno…”
Attenzione essere più presenti non significa essere risolutivi!

Da dove prendo queste informazioni?
Senza dover fare mirabolanti ricerche di mercato… abbiamo a che fare con i customer care di diverse aziende ICT nazionali ed internazionali, infatti in alcuni nostri servizi sono inclusi gli interventi per coadiuvare le attività di diversi operatori del settore, dall’installatore di fotocopiatori di rete, agli sviluppatori di software, ecc.
Molto spesso gli operatori più preparati, con capacità veramente risolutive in tempi accettabili… lavorano nelle PMI.

Questo avviene per un motivo, nella grande impresa tale servizio viene il più delle volte appaltato a call-center esterni, tirando talmente sul prezzo che alla fine queste strutture assoldano qualsiasi risorsa per un pezzo di pane, dando una “non formazione tecnica” ai propri operatori!

Concedetemi anche questa volta un esempio.
Avete mai provato a chiamare l’assistenza clienti di un gestore di telecomunicazioni per un problema serio?
No? Non lo auguro neanche al mio peggior nemico… comunque per farvi capire di cosa parlo guardate il filmato:




Ok penserete che sono di parte perché lavoro in una PMI… avete ragione, è logico che sia così, non si sputa nel piatto in cui si mangia, però voi avete anche una testa e un computer collegato ad internet… quindi potrete analizzare alcuni aspetti che vi espongo in autonomia e trarre delle conclusioni tutti soli soletti senza imbeccate!

Siete convinti che soprattutto in Italia le PMI siano detentrici di know-how fondamentali nel settore ICT, ma non le conoscete e quindi avete paura di affidarvi a loro?

Si può tranquillamente capire chi è affidabile, usando appunto, un poco di ingegno ed il web!

Date priorità a quelle realtà che:

  • Sono presenti su internet;
  • sono presenti sui social network;
  • che vi rispondono in fretta se contattate;


    questi sono sintomi di adeguatezza e professionalità.

    Non focalizzatevi sul numero di follower, per aumentare quello ci sono 1000 trucchi, ma verificate che queste rispondano a delle domande in modo esauriente se li contattate, anche tramite una semplice e-mail o un post su Facebook!

    Perché?

    Chi non ha nulla da nascondere vi risponderà alla luce del giorno e non si limiterà a rimuovere i commenti, chi non ha paura di fare brutta figura o è un folle o ha un buon metodo di lavoro, una organizzazione e prodotti validi, le critiche possono arrivare ma la differenza la fa il come vengono gestite!

    Sempre sul web si possono attivare delle ricerche legate al prodotto servizio o all’interlocutore che ci ha risposto in modo da capire come si stanno muovendo sul mercato.
    Se ad esempio “googolate” il mio nome troverete sia i profili sui vari social network, che i contenuti che posto o interventi ad alcuni incontri, ora questo può o meno avere un significato.
    Logicamente se scrivo di come l’universo di Star Wars abbia influenzato la politica macroeconomica dei paesi europei, magari non influirà sulla vostra scelta di un fornitore di servizi ICT, se invece trovate gli articoli che ho postato in precedenza su questo blog su come organizzare l’infrastruttura informatica in azienda magari sì (naturalmente vi aggiungo il link al fondo dell’articolo tra gli approfondimenti)!

    Se invece volete informazioni sulla solidità finanziaria ed economica del fornitore perché i servizi/prodotti che dovete acquistare sono cruciali per la vostra organizzazione/produzione, ci sono diverse società, ad esempio quelle di assicurazione del credito che hanno modo di indicarvi un ranking della potenziale solvibilità del fornitore.

    Ricordate che se l’azienda in questione vi deve rifornire di hardware e non è solvibile, non potrà a sua volta acquistare il materiale allungando i tempi di attesa o addirittura in casi gravi non potrà onorare la fornitura!

    So di non aver toccato tutti i punti ce ne sarebbero veramente una vastità e per ovvi motivi di spazio mi fermo qui, se avete altre domande siete comunque liberi di lasciare un commento nel form al fondo del post come sempre!

    [Scritto da Daniele Catarozzi]

    Approfondimenti:

    [Qual’è la Risposta Sbagliata che tritura le tue Vendite e i tuoi Guadagni – blog del Venditore Vincente scritto da Frank Merenda]
    [Il settore ICT: Unit 1]
    [Il settore ICT Unit 2]

    Se invece siete curiosi di sapere dove lavoro di seguito trovate le pagine:
    [Midhgard su Facebook]
    [Midhgard su Google+]
    [Midghard sito istituzionale]

  • L'infrastruttura ICT sostiene la vostra azienda, come los cheletro metallico sorregge i ponti

    L’infrastruttura ICT sostiene la vostra organizzazione, come lo scheletro metallico sorregge i ponti – [Foto di Fabio Catarozzi]

    L’organizzazione passa attraverso la condivisione dei dati


    Oggi parlerò dell’importanza di condividere i dati tra gli utenti e soprattutto di come strutturare i gruppi di lavoro.
    Avete capito bene, il settore ICT in azienda vi permette di dettare le basi per la suddivisione di lavori come accennato nella [Unit 1].

    Il primo passo da fare è suddividere i gruppi di utenti in base alle mansioni, si parte da macroaree… facciamo un esempio abbastanza standard: amministrazione, marketing, vendite, customer care, logistica e produzione

    Una volta stabilite le aree sul server si creano le cartelle di condivisione alle quali dovremo abbinare le politiche di accesso degli utenti in base al vostro organigramma!
    Come non avete un organigramma?
    Allora dovete per forza fermarvi un momento e ragionare su cosa sta accadendo in azienda e chi si sta occupando di cosa, perché molto probabilmente avrete delle aree di sovrapposizione, sulle competenze e questo non è bene [Approfondimento]!

    A questo punto abbiniamo i singoli utenti alle cartelle di condivisione sul dominio, il risultato sarà una suddivisione logica dei compiti nelle macro aree, quindi Mario Rossi che si occupa della logistica potrà accedere solo alle cartelle di quella macro area e non a quelle di amministrazione, tanto per intenderci!

    Bene… le basi della vostra organizzazione sono gettate, avete un organigramma sapete esattamente di cosa si occupano tutte le vostre risorse umane e tutti sanno dove andare a salvare i dati e recuperarli anzi non solo lo sanno ma sono obbligati a salvarli in quelle cartelle.

    Lo step successivo sono le procedure, bisogna andare di reparto in reparto per realizzare dei flussi che risultino più chiari possibili, molto probabilmente questo aspetto dell’organizzazione quotidiana è già definito, ma il più delle volte lo è a voce, una sorta di “Tradizione orale aziendale”, ora anche se per i versi di Omero questo sistema ha funzionato per diverse generazioni, in azienda comporta due criticità, la prima è che negli anni ciò che viene tramandato a voce si diluisce e perde alcuni “spigoli” che possono alla lunga fare la differenza, la seconda è che se manca il professionista di turno a declamare le regole della corretta operatività (anche solo perché in vacanza) non si potranno inserire nuove risorse o spostarne da un reparto ad un altro con importanti perdite di preziosissimo tempo.

    Anche popoli di altre ere lo hanno capito cerchiamo di imparare dalla storia...

    Anche popoli di altre ere lo hanno capito cerchiamo di imparare dalla storia…

    Quindi per affidare i compiti specifici ad ogni risorsa che dovrà farsene carico e prendersi le responsabilità sul lavoro quotidiano sarà meglio mettere nero su bianco le procedure operative, in questo caso possiamo sfruttare le potenzialità del nostro settore ICT ed installare sul nostro server un software per la condivisione dei contenuti.
    Ok non vi spaventate la parola “software” non è sempre seguita da… “spendere soldi”.
    Una piattaforma molto diffusa e funzionale può essere quella di Wikipedia, proprio così si può utilizzare la stessa piattaforma dell’enciclopedia libera più famosa del web che tra l’altro è Open Source e quindi rilasciata senza costi di licenza!
    Questo è il link alla pagina ufficiale di [Mediawiki]

    Per chi si sta chiedendo quanto tempo ci va a fare un lavoro del genere vi rispondo subito… scrivere una procedura è un investimento sulla vostra continuità aziendale che vi può premettere di risparmiare tanto denaro quanto pesa la persona che deve svolgere un compito, quindi metteteci tutto il tempo necessario ed iniziamo tutti a ragionare come si fa in un azienda e non in una bottega!

    Come sempre siete liberi di lasciare nel form dei commenti al fondo giudizi o richieste di informazioni…

    Vi saluto nell’attesa della [UNIT 3] dove approfondiremo altri aspetti altrettanto importanti… Stay Tuned!

    Scritto da Daniele Catarozzi



















    stratos


    Citando dal sito robadidonne.it che riporta la classifica dei Paesi in cui le donne vivono meglio stilata dal settimanale americano Newsweek in base a leggi che tutelano la donna in ogni campo, dalla sanità all’alto tasso di educazione, alle possibilità di carriera nel lavoro ed in campo politico.
    http://www.robadadonne.it/18085/essere-donne-nel-mondo-nord-europa/

    Nel 2012 (ultimo anno in cui è stata stilata questa classifica) l’Italia si piazzava all’80° posto, risultato peggiore rispetto all’anno precedente che la vedeva al 74°.

    Nelle prime dieci posizioni della classifica ci sono tutti i paesi del Nord Europa: Islanda, Svezia, Danimarca e Finlandia.



    Certo le donne italiane sembrano partire svantaggiate: nel mese di marzo in Italia hanno perso il lavoro 70.000 donne!
    L’Italia è sotto la media europea x popolazione femminile occupata e poche donne occupano posizioni di vertice, ma in realtà circa il 60% delle scelte d’acquisto è fatta dalle donne.
    Se nelle aziende ci fosse una % maggiore di donne forse le imprese riuscirebbero a comprendere ed ad anticipare di più le scelte d’acquisto dei consumatori? Forse sì.


    Eppure le donne italiane non mancano d’intraprendenza soprattutto nei momenti di difficoltà.
    Nel forum di donnamoderna all’articolo “inventarsi un lavoro tu come hai fatto?” hanno risposto in tantissime nei commenti: chi si è inventata un servizio di chef sushi a domicilio, chi dei siti web per promuovere delle creazioni artigianali … (
    http://forum.donnamoderna.com/attualita-f3/inventarsi-un-lavoro-tu-come-hai-fatto-t1920581/)


    Gli esempi da citare in tema di intraprendenza femminile sono veramente tanti oggi anche in professioni che spesso sono considerate esclusivamente maschili.
    AutoaSpillo (@autoaspillo), http://www.autoaspillo.com/, https://www.facebook.com/AutoASpillo, rappresenta uno sguardo femminile sul mondo dei motori.
    Donne alla guida ma non solo: un team tutto femminile di donne esperte di auto e motori che propone autoaiuto per problemi alla propria auto, racconti di partecipazione ad eventi (es. #PurpleNight di Peugeot a Milano) o di visite ai saloni (es. negli ultimi tempi Chevrolet Europe in Croazia), ritratti di donne che gravitano nel mondo dell’automotive, test drive …. ma anche siparietti divertenti come le crazycars.


    e le donne e l’ICT?


    Sì è vero forse noi donne siamo meno invasate per i videogiochi, per la tecnologia pura (fatto salvo alcune eccezioni), ma le donne stanno diventando sempre più presenti su internet e con il mobile.
    Da un infografica pubblicata su tiragraffi (http://www.tiragraffi.it/) nella sezione nuovi media-cultura digitale, in tema di indisponibilità a rinuncarci lo smarthphone se la gioca col caffè.

    sempre citando da tiragraffi:
    Secondo uno studio della Polling & Research che ha coinvolto ben 1000 partecipanti, risulta che le donne comprese tra i 18 e i 34 anni preferiscono rinunciare al sesso per una settimana o più, piuttosto che al proprio smartphone.



    C’è anche chi ha creato progetti digitali molto interessanti.


    Network mamas (http://www.networkmamas.it/) è una Community x mamme che offrono consulenza su quello che sanno fare meglio (è partito il crowdfunding). E’ un sistema di conversazione online che ti mette in contatto con mamme che hanno una comprovata esperienza professionale in un settore specifico.
    Per chiedere una consulenza ad un’amica mamma in due minuti. Ed oggi che è la festa della mamma, auguri a tutte!


    Prendendo spunto dal Digital Festival di Torino e dall’incontro “Donne e Professioni Digitali”: 7 relatrici d’eccezione coordinate da Maria Cristina Origlia (Coordinatrice editoriale de L’Impresa – Gruppo 24 ORE), voglio citare anche io i loro interessantissimi interventi, anche se molti articoli sono già usciti al riguardo.


    Una delle relatrici, Marta Mainieri, con il libro “Collaboriamo! Come i social media aiutano a lavorare e a vivere bene in tempo di crisi”, evidenzia come la tecnologia ed i servizi collaborativi digitali siano efficaci per condividere e scambiare beni, per conciliare casa e lavoro.
    Insomma, evviva le Collaborative women!


    Angela Micocci è una donna lavoratrice, giovane ed intraprendente che con un’amica ha dato vita ad un’impresa sociale: spaziod.com. (winning project of the “donne&lavoro” contest sponsorizzato da Vodafone Foundation e Donna Moderna): un portale x agevolare le donne nella cooperazione e nel bilanciamento della vita privata e lavorativa.
    Con SpazioD (http://www.spaziod.com/) si possono offrire servizi sulla base della propria disponibilità (es. colf a domicilio, assistenza anziani, ritiro capi in lavanderia, dog sitter …) selezionado una precisa area geografica in tutto il mondo ed un lasso di tempo (anche 1 ora!), creare vetrine con prodotti per dare visibilità alle proprie creazioni, essere informate in tema di imprenditoria femminile, creare blog e forum …


    Paola Ambrosecchia, art director, founder con la sorella di un sito web dedicato ai più piccoli ed ai loro genitori; “la balena dalla pancia piena” (http://www.labalenapanciapiena.it/), con cui ha vinto il premio “Donna Web” 6 mesi fa, con storie, blog con spunti educativi, possibilità di stampare disegni da colorare.
    Labalenapanciapiena.it realizza libri digitali che aiutano genitori ed educatori nel difficile percorso dell’educazione. I libri sono sfogliabili gratuitamente dal sito e sono acquistabili sia come libri cartacei che come eBook in italiano ed in inglese, tramite un servizio di self publishing.


    digital_festival_postp
    Nell’ICT, settore oggi in forte crescita, la % di donne occupate in UE è il 30% su 7.000.000.
    Flavia Marzano (Presidente Ass. Stati Generali Innovazione) dice che la % bassa deriva anche da un problema culturale. “Fin da piccoli ci autorizzano a non capire nulla di matematica.”
    In Italia, infatti, la cultura è prevalentemente umanistica.
    Flavia Marzano ha creato la mailing list Wister che oggi vanta tantissime donne iscritte. Ci parla anche del suo nuovo progetto di organizzare 1 giorno all’anno in cui le donne Geek incontrano le donne non Geek per aiutare in modo pratico ad approcciare alcuni strumenti tecnologici (es, uso skype …), insomma un modo originale per non avere più “Mal di Tek”!


    Luigina Foggetti, Web Strategist e contributor editor, scrittrice anche per Wired.it, sostiene che le donne fanno bene rete sia online sia offline, ma non si fanno avanti e stanno troppo chiuse in ufficio! Le è Blogger ed admin per http://www.girlgeeklife.com per cui organizza anche eventi in diverse città italiane.
    E ci ricorda l’importanza di avere sempre con sè il biglietto da visita! arghhh … io… l’avevo dimenticato … 🙂


    Caterina Della Torre, editore di Dols Magazine, lavora nell’Ict dal’99 e ne ha quindi vissuto tutta l’evoluzione. Dols, da sito è divenuto un magazine ed anche un network, con una redazione diffusa ed addirittura 5 pagine facebook.
    Come ha detto Giancarlo Livraghi – gandalf forse “La rete è femmina”.
    Oggi la tecnologia è più user friendly e questo agevola anche chi non è propriamente uno/a smanettone/a.


    Giulia Faccioli, caporedattrice di STREAM! Magazine, nato nel 2011 e con editor dall’Italia, dalla Polonia e dalla Cina delinea alcune tipologie di donne, quelle “Makers and Coders”, e quelle “GamesChangers” che sfidano i tabù o i settori che sono considerati ancora a pannaggio degli uomini.


    Ad un altro intervento del Digital festival di Torino, sull’ ditoria digitale ho avuto il piacere di ascoltare Claudia Del Giudice e Giovanna Gallo, la prima Editore EmmaBooks, casa editrice digital native, la seconda social media strategist, blogger, scrittrice x Cosmopolitan, collaboratrice per il settimanale femminile Mondadori Tustyle, ed ora anche autrice di un ebook “Eroine Multitasking”,un piccolo manuale di sopravvivenza per donne incasinate! in cui descrive il mondo delle donne in modo ironico ed irriverente.




    Scritto da Monica Cordola



















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